“Repertum, ogni dato emerso” le opere di tre giovani artisti

repertum-marcopolonewsDal 15 marzo al 3 maggio 2015, il Museo Archeologico del Fiume Bacchiglione presenta “repertum – ogni dato emerso“, un evento espositivo che riunisce nelle sale del Castello di San Martino della Vaneza di Cervarese Santa Croce (PD), le opere d’arte di tre giovani artisti: Alex Bellan, Antonio Guiotto ed Elena Hamerski, a cura di Marco Tondello.

Il Castello di San Martino della Vaneza si trova nella parte orientale della Provincia di Padova e sorge lungo l’argine di Cervarese Santa Croce. La posizione è estremamente strategica: se infatti inizialmente fu edificato come torre di vedetta e fortificazione militare, si convertì, durante il dominio della Serenissima, in luogo di commercio e controllo dei traffici fluviali che collegavano questi territori alla città lagunare. La leggenda vuole che sia stato, inoltre, d’ispirazione al Giorgione per il soggetto della celebre “Tempesta”. Dall’aprile 1995, dopo un attento restauro, ospita i reperti archeologici di epoca preromana, romana e rinascimentale, rivenuti nelle acque del fiume diventando parte integrante del Sistema dei Musei della Provincia.

La presenza dell’arte contemporanea in un contesto storico come quello del Castello di San Martino della Vaneza, non è un futile pretesto estetico, ma un’occasione per riflettere sul patrimonio archeologico e trasformando il Museo in una perfetta cornice di dialogo tra passato e presente, tra le civiltà che siamo stati e quella che viviamo. Lo stesso titolo del progetto espositivo desidera sottolineare l’importanza della scoperta, riferendosi non solo alle tracce della storia, ma anche al ritrovamento di nuovi dati per evocarne una dimensione più intima.

Alex Bellan (Adria, 1981) presenta il video “A Seconda” proiettandolo nei sotterranei del Castello: quindici ore di girato, il tempo totale impiegato da una telecamera per percorrere il tratto fluviale che collega Battaglia Terme al porto lagunare, seguendo solamente i ritmi naturali. L’opera “s-ciafà” è allestita, invece, all’ultimo piano della torre: una piccola fotografia, incorniciata, che immortala il varo di un’imbarcazione. L’artista modifica la foto, piegandone gli angoli, quasi a trasferire il forte impatto della barca con l’acqua, all’immagine stessa. Il tutto è sormontato da una trachite euganea che la àncora al pavimento, a ricordo delle proteste, contro lo sviluppo del trasporto su ruota, che i barcaioli compirono affondando le proprie imbarcazioni. Direzioni che si oppongono e che si contrappesano, un’indagine che cerca una corrispondenza tra pieni e vuoti, tra tempo finito e infinito, tra verticalità e orizzontalità.

Antonio Guiotto (Padova, 1978) occupa le stanze del Castello con una serie intitolata “Supporti”: piccole strutture, di dimensioni variabili e materiali differenti, che agiscono come contradditori contrafforti a sostegno della struttura architettonica del Castello, dando continuità alle differenti poetiche degli artisti presenti, oltre che a creare echi formali con i reperti.
Guiotto, con l’opera “bleigiessen / malibdomanzia”, si corrisponde alle antiche spade presenti nel Museo, reinterpretando l’antica pratica divinatoria dove per predire il futuro si colava in acqua del piombo o dello stagno fuso. Attraverso l’atto performativo, recupera lo stesso gesto che i cavalieri fecero donando le loro armi al fiume, producendo così evocative piccole metalliche figure meandriche. In “Qualcosa accade, lentamente, ma accade” l’artista racchiude l’acqua del Bacchiglione, utilizzato per la fusione in piombo, in contenitori che sigillano i microrganismi presenti nel il materiale vivo. Crea così piccoli ecosistemi dove castellosanmartino-marcopolonewsqualcosa, anche se è impercettibile, continua ad accadere.

Elena Hamerski (Forlimpopoli, 1989) apre il percorso, al piano terra, con una serie di lavori intitolati “Apolide”. Il confronto con il tema dell’apolidia, quale condizione vissuta da chi è privo di qualsiasi cittadinanza, è parte integrante del suo lavoro, oltre ad essere legato al suo vissuto familiare. Lo spaesamento identitario non si presenta solo a livello concettuale ma anche materiale: attraverso l’impiego di mappe cartografiche che, dopo essere state accuratamente ritagliate in lunghe e strette strisce, vengono ricomposte, l’artista ambisce a creare una nuova geografia, all’immaginare un mondo differente. Attraverso il metodo sottrattivo di scomposizione, segmentazione e taglio, si giunge ad una riconfigurazione a livello geopolitico. L’assemblaggio di frammenti di mappe diverse, dà vita a utopici paesaggi: ciò che originariamente era distante ora comunica e trova un nuovo legame, fissandosi a della terra con pungenti e fragili spilli o venendo reinterpretato in piccole bandiere vorticanti. La costruzione di nuove geografie, riflette sul rapporto identitario, sociale e culturale che relaziona ogni individuo alla conformazione del proprio territorio; si lega inoltre alle riproduzioni delle antiche mappe presenti nel Museo, che documentano i cambiamenti dell’assetto territoriale di Padova e Vicenza, oltre che del fiume Bacchiglione, pur rimanendo costante un insito senso di isolamento.

Realizzata con il supporto della Cooperativa Sociale Terra di Mezzo e Cooperativa Sociale Ecofficina; patrocinata da: Provincia di Padova, Comune di Cervarese Santa Croce, Comune di Veggiano, Comune di Saccolongo; e realizzata grazie al contributo di 3B impianti idraulici e della Banca dei Colli Euganei, Credito Cooperativo – Lozzo Atesino
Informazioni: info@museicollieuganei.it o Tel 049 5738910

Redazione

15 Marzo 2015