Alla Casina delle Civette, Vetrata Artistica tra luce e colore

Vetrate d’arte contemporanee nella sede più suggestiva dove le vetrate artistiche non sono hanno un ruolo ma addirittura ispirano il nome dell’originale complesso museale. Ispirati dalle opere della Casina delle Civette ed in particolare dalle sue affascinanti e datate vetrate artistiche, nel cuore di Villa Torlonia, gli allievi dello specifico corso di “Vetrate Artistiche” della Scuola d’Arte e dei Mestieri “Ettore Rolli” di Roma, guidati dalle insegnanti, hanno infatti tratto ispirazione dall’ampio catalogo artistico di Duilio Cambellotti, Vittorio Grassi, Umberto Bottazzi, Paolo Paschetto e Cesare Picchiarini, per realizzare i loro lavori, tessendo una trama di tagli inedita nel rispetto dell’opera originale.

La Scuola d’Arte e dei Mestieri “Ettore Rolli” di Roma Capitale, Dipartimento Turismo Formazione e Lavoro, Direzione Formazione Professionale e Lavoro, fondata nel lontano 1875, propone corsi artistico artigianali e tecnico professionali, tra cui quello di “Vetrate Artistiche”.

In particolare, i lavori realizzati per l’anno formativo 2016/2017 sono presentati in un’esposizione dal titolo “La Vetrata Artistica: Luce e Colore”, in corso sino all’11 giugno nella dipendenza della Casina delle Civette di Villa Torlonia.

La mostra è stata promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ed è stata organizzata e curata dalle insegnanti del corso Vanessa Ascenzi, storica dell’arte e docente di Storia della vetrata artistica, e Giovanna Chieppa, artista e maestra vetraia, mentre i servizi museali sono curati da Zètema Progetto Cultura.

Considerata l’unicità dello spazio espositivo, i lavori presentati sono ispirati alle opere degli artisti che collaborarono alla realizzazione della Casina delle Civette, ossia Duilio Cambellotti, Vittorio Grassi, Umberto Bottazzi, Paolo Paschetto e Cesare Picchiarini, fautori della rinascita della vetrata artistica nei primi decenni del Novecento, di cui la Casina è apprezzato simbolo.

In alcuni casi gli allievi, con grande abilità, hanno scelto di realizzare vetrate che sono andate disperse, come la “Rugiada” e la “Danzatrice” di Vittorio Grassi; in altri hanno deciso di tradurre in vetro le illustrazioni destinate ai libri per l’infanzia o le incisioni di Duilio Cambellotti.

Gli allievi sono stati chiamati a compiere uno sforzo interpretativo, immaginando colori e atmosfere di opere che si conoscono solo attraverso immagini in bianco e nero. Dal punto di vista tecnico, invece, in alcuni casi hanno dovuto tradurre disegni e opere che non sono stati concepiti per essere realizzati in vetro, tessendo una trama di tagli inedita nel rispetto dell’opera originale.

I lavori esposti sono stati realizzati da Eleonora Bernardi, Giuliana Catenaro, Roberto Arduino Celegato, Vittorio De Angelis, Tullio De Santis, Giulia Fiaschetti, Gabriella Innusa, Laura Oliva, Lidia Pasquali, Paola Quattrini, Annamaria Resse, Maria Rizzuti e Laura Storaro.

Vale la pena ricordare le peculiarità dello scenario di questa interessante mostra. La Casina delle Civette, dimora del principe Giovanni Torlonia Jr fino al 1938, quando morì, è il risultato di una serie di trasformazioni e aggiunte apportate alla ottocentesca Capanna Svizzera che, collocata ai bordi del parco e nascosta da una collinetta artificiale, costituiva in origine un luogo di evasione rispetto all’ufficialità della residenza principale. Ideata nel 1840 da Giuseppe Jappelli su commissione del principe Alessandro Torlonia, si presentava come un manufatto rustico con paramenti esterni a bugne di tufo ed interno dipinto a tempera ad imitazione di rocce e tavolati di legno. I due edifici di cui consta oggi il complesso architettonico, il villino principale e la dipendenza, nulla o quasi hanno a che fare con il romantico rifugio di sapore alpestre ideato nell’Ottocento dallo Jappelli, se non per le strutture murarie dei due corpi di fabbrica principali disposti ad “L”, per l’impronta volutamente rustica, per l’uso dei diversi materiali costruttivi lasciati a vista e per la copertura a falde inclinate.

Infatti, già dal 1908 la Capanna Svizzera cominciò a subire una progressiva e radicale trasformazione per volere del nipote di Alessandro, Giovanni Torlonia Jr, assumendo l’aspetto e la denominazione di “Villaggio Medioevale”; i lavori furono diretti dall’arch. Enrico Gennari e il piccolo edificio divenne una raffinata residenza con grandi finestre, loggette, porticati, torrette, con decorazioni a maioliche e vetrate colorate.

Dal 1916 l’edificio cominciò ad essere denominato “Villino delle Civette” per la presenza della vetrata con due civette stilizzate tra tralci d’edera, eseguita da Duilio Cambellotti già nel 1914, e per il ricorrere quasi ossessivo del tema della civetta nelle decorazioni e nel mobilio, voluto dal principe Giovanni, uomo scontroso e amante dei simboli esoterici.

Nel 1917 l’architetto Vincenzo Fasolo aggiunse le strutture del fronte meridionale della Casina, elaborando un fantasioso apparato decorativo in stile Liberty.

Tra le tante decorazioni la presenza delle vetrate è così prevalente da costituire la cifra distintiva dell’edificio: le vetrate vengono tutte installate tra il 1908 e il 1930 e costituiscono un “unicum” nel panorama artistico internazionale, prodotte tutte dal laboratorio di Cesare Picchiarini su disegni di Duilio Cambellotti, Umberto Bottazzi, Vittorio Grassi e Paolo Paschetto.

Dopo le distruzioni belliche, i vandalismi e gli incendi, l’immagine odierna della Casina delle Civette è il risultato di un lungo, paziente e meticoloso lavoro di restauro, eseguito dal 1992 al 1997, che, con quanto ancora conservato e sulla base delle numerose fonti documentarie, ha permesso la restituzione alla città di uno dei più singolari e interessanti manufatti dei primi anni del secolo scorso.

di Dario de Marchi

18 Maggio 2017