Il design è il motore dello sviluppo

yacht-marcopolonewsUCINA Confindustria Nautica: Il convegno “Il design motore di sviluppo” traccia la rotta per il rilancio della nautica da diporto attraverso il rinnovo della barca. E’ stato un incontro tra importanti designer, imprenditori e operatori del settore che si aspettano un futuro fatto di prodotti che si adattano al nuovo mercato sostenuti da una profonda cultura del progetto.

Il design come driver dello sviluppo è una delle chiavi della ripresa del mercato nautico. Emerge anche questo dal 54° Salone Nautico Internazionale di Genova, che finora ha avuto il colore delle richieste ai politici, della speranza di accogliere un pubblico numeroso, dello sport con protagonisti come lo skipper di Max Sirena che ha animato il teatro del mare con i racconti e i quesiti del pubblico di Luna Rossa.

Era necessario scendere nei dettagli della creazione del prodotto barca, comprendere i significati della triangolazione utente, cantiere, designer che solo il mondo della nautica può praticare fino in fondo alla ricerca del manufatto che diventa sogno realizzato. Da una parte c’è la responsabilità di attivare un processo industriale coerente ed economico, dall’altra quella di soddisfare la sfera emotiva. Il design della barca non si muove solo nel contorno dell’utile ma sconfina sempre nel far risuonare le corde della passione.

Massimo Perotti, presidente di Ucina ma intervenuto come imprenditore e presidente di Sanlorenzo ha riconosciuto in pieno il valore del design come definito dal titolo del convegno: “il design – ha detto – è stata la via per innovare la produzione Sanlorenzo ma anche conservare i valori della tradizione. La spinta per la nostra evoluzione è arrivata affidando gli interni delle nostre barche ad architetti di interni e non a specialisti del mondo nautico. Con questo abbiamo avuto un prodotto che non era solo barca. Inoltre abbiamo coinvolto i migliori marchi nazionali per gli elementi d’arredo, che hanno vissuto una esperienza a due direzioni. Devo ammettere che è stato anche importante per la crescita dei nostri fatturati”.

Simona Finessi in rappresentanza di ADI, che ha sottolineato come: “bisogna parlare di design come atteggiamento mentale, come atteggiamento verso un percorso qualitativo che può venire dalla contaminazione e condivisione. Inoltre bisogna portare avanti oltre al concetto di made in Italy anche quello di brain in Italy”. Prodotti italiani, cervelli italiani: la nautica da diporto lo è, e deve conservare il suo primato.

Marco Sabetta direttore generale del Salone del Mobile ha parlato della grande esperienza della città di Milano, che dal nucleo centrale del Salone con l’industria e le sue importanti valenze vive una trasformazione che fa diventare il design un momento culturale oltre che produttivo. “Io porto l’esperienza della nostre industria che per molti anni ha venduto senza la necessità di comunicare, perché siamo bravi. Quello della comunicazione adesso è il lavoro più grande da fare. Abbiamo in questo momento il più grande mercato della storia dell’economia moderna, dobbiamo capire come riuscire a raccontare questo patrimonio”.

Mario Pedol è designer di straordinario successo, cervello italiano, in questo momento autore dell’estetica di Azzam la nave da diporto più lunga del mondo. Per lui è necessario un processo di spoliazione della cultura acquisita: “il prodotto va ripensato: nella vela c’è stata una evoluzione forte che ha naturalmente migliorato le barche invece nel motore per molti anni abbiamo solo aggiunto cavalli per migliorare le prestazioni. Bisogna fare piazza pulita mentale e creare nuovi prodotti, questo è un momento interessante di creatività, la crisi è una opportunità. Il nostro compito è di contaminarsi più possibile tra di noi, non solo sugli interni che è un processo già avviato ma proprio su tutto il concept della barca”.

Giovanni Lanzone di Domus Academy ha parlato della necessità del sistema produttivo italiano: “se non di fare sistema almeno fare squadra. In Italia si tratta non solo di lavorare sul design ma anche sul processo: il design deve stare a monte anche della creazione del prodotto. Bisogna lavorare sulla nautica, sui territori. Guardarsi intorno e ragionare al prodotto nel suo insieme, con il servizio, con il suo intorno. Noi costruiamo barche da settecento anni e sappiamo molto ma dobbiamo fare lavoro intenso sul come stare sui mercati”.

Michele Gismondi di Artemide ha sottolineato come il percorso della sua azienda sia sempre passato, fin dagli anni sessanta, dalla volontà di innovazione e come le successive scoperte tecnologiche abbiano segnato il design “l’illuminazione a led ci ha posto una nuova sfida come in passato era successo con diverse scoperte. Non solo forme quindi, la necessità di adeguarsi alle nuovo modo di fare luce e in particolare il diverso riscaldamento, ha segnato il processo verso una evoluzione. L’uso dei nostri prodotti sulle barche, ambienti difficili ma anche esigenze di qualità ed eleganza, ci ha spinto a un miglioramento del prodotto”.

Gianni Zuccon di Zuccon International Project, uno dei grandi protagonisti del design di questi anni ha ricordato come: “il prodotto è anche il risultato di una cultura aziendale, e non basta dotarsi di consulenti eccellenti che firmano il design per raggiungere un alto livello qualitativo, ma costruire una intera cultura della qualità. Dobbiamo ricordare un concetto fondamentale: il design è una attività progettuale che tende a individuare le proprietà formali di un oggetto. Non solo i risultati estetici ma tutte quelle relazioni funzionali che devono essere considerate. Il design è una operazione di sintesi che deve vedere allo stesso tavolo il progettista, l’utente e l’industriale”.

6 ottobre 2014

di Redazione