Tre Bicchieri ad Antium Bellone Anzio 2014

Casale del Giglio mpnLa casa vinicola laziale Casale del Giglio continua a mietere apprezzamenti. Ora è la volta di “Antium – Bellone di Anzio 2014”, l’ultimo nato tra i vini di Casale del Giglio, che si è aggiudicato i “Tre Bicchieri del Gambero Rosso – Guida Vini d’Italia 2016”. Un ulteriore riconoscimento per l’azienda di Antonio Santarelli, impegnato da diversi anni nella sperimentazione e nel recupero della vitivinicoltura di tradizione.
Antium – Bellone di Anzio 2014”, in particolare, segna il ritorno dell’antico vitigno autoctono Bellone, tipico della zona di Anzio. Di origini antichissime, noto già in epoca romana e citato da Plinio come “uva pantastica”, il Bellone è presente nell’area che va dai Castelli Romani, ai Monti Lepini sino alle propaggini verso il mare. Qui, alle spalle di Anzio, ha trovato, sui terreni sciolti, sabbiosi e caldi, un microclima molto favorevole, caratterizzato dalla persistente brezza marina.La vinificazione di “Antium – Bellone di Anzio 2014” avviene in due fasi: macerazione sulle bucce per favorire l’estrazione degli aromi, che restituiscono così le caratteristiche pedoclimatiche del territorio anziate. Dopo la pressatura soffice, segue la fermentazione spontanea con lieviti indigeni, che si protrae per circa 10/12 giorni ad una temperatura di 18/20 C°. Il vitigno Bellone ha buona vigoria e resiste bene ai periodi siccitosi, garantendo qualità ed equilibrio. Il grappolo ha forma conico-cilindrica e acini sferoidali con buccia molto spessa di colore giallo dorato.
La costante brezza marina contribuisce a portare in sovra maturazione le uve. La forte concentrazione degli zuccheri e l’elevata acidità consentono maturazioni spinte che esaltano la forte mineralità. La raccolta avviene a fine settembre.

antonio santarelli mpnIl premiato “Antium – Bellone di Anzio 2014” si presenta di colore giallo intenso con riflessi dorati. Vino solare con sentori di frutta esotica ben matura, come mango e papaya, contrapposti ad una consistente acidità, lo rendono idoneo a lunghi affinamenti in bottiglia. In bocca risulta molto ampio, ricco e persistente, con leggere sfumature floreali e speziate e con sapidità e mineralità molto pronunciate.
L’abbinamento ideale è con la “minestra di Sgavajone”: tipica minestra dei pescatori di Anzio, ottenuta da questa varietà di pesce autoctona che, spesso non commerciabile, veniva consumata in famiglia.
Un ulteriore risultato importante, quello del Bellone, che coincide con la ricorrenza dei “30 Anni di Ricerca e Sperimentazione” dell’azienda laziale. Nel 1985 il fondatore Dino Santarelli aveva avviato questo progetto che, nel tempo, aveva consentito di ottenere una produzione di vini di notevole qualità, sempre più apprezzati, anche a livello internazionale. Negli anni ‘90 Antonio Santarelli, seguendo l’intuito paterno, ha portato avanti il lavoro con passione su quasi 60 varietà di vitigni diversi, con la preziosa collaborazione dell’enologo trentino, Paolo Tiefenthaler, che dal 1988 è il direttore tecnico.
La sperimentazione vinicola si è concentrata, dapprima, internamente in azienda, con l’introduzione sul territorio dell’Agro Pontino di vigneti in buona parte provenienti dal Rodano e dal Bordeaux. I primi tangibili riscontri si sono avuti, infatti, sullo Shiraz e sul Petit Verdot con un adattamento positivo in microclima.
Ad oggi, la Casale del Giglio possiede 180 ettari di vigneto riconvertiti a filare e diverse sono le varietà viticole introdotte, tutte caratterizzate dall’interazione qualitativa “Vitigno-Territorio”. L’attuale produzione offre una gamma di 21 prodotti, da monovitigni e da assemblaggi (bianchi, rossi, un rosato, una vendemmia tardiva, tre grappe e un olio).

botti-casaledelgiglio-marcopolonewsCinque anni fa, Casale del Giglio ha esteso il proprio progetto di ricerca oltre i confini aziendali valorizzando un vitigno autoctono dell’Isola di Ponza: la Biancolella di Ponza, varietà originaria della Campania, ora autoctona laziale. Questa fu importata da Ischia nella metà del ‘700 ai tempi del Regno di Napoli sotto i Borbone. Così nasce il “Faro della Guardia”, novità assoluta, che già al suo debutto ha ricevuto riconoscimenti importanti: i “5 Grappoli della Guida Bibenda 2013”, per l’annata 2012, e i “Tre Bicchieri del Gambero Rosso – Guida Vini d’Italia 2015”, per l’annata 2014. La coltivazione nel Lazio è autorizzata unicamente sulle Isole Ponziane.
Hanno collaborato con la Casale del Giglio, sin dall’inizio, alle varie fasi di ricerca e studio il prof. Attilio Scienza dell’Istituto di Coltivazioni Arboree dell’Università di Milano, il prof. Angelo Costacurta dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano (Treviso) e, in tempi più recenti integrando il team sperimentale, il prof. Fulvio Mattivi della Fondazione Edmund Mach–Centro Ricerca ed Innovazione dell’Istituto Agrario Provinciale San Michele all’Adige (Trento), che ad oggi continuano a dare il loro prezioso contributo, al recupero di vitigni autoctoni laziali, sempre sotto la supervisione dell’enologo Paolo Tiefenthaler.

di Patrizia Marin

23 Settembre 2015