Vino: tende alla polarizzazione il mercato Statunitense

usa_marcopolonews copiaNel mercato americano del vino soprattutto Italia e Francia, Paesi di testa, non debbono sedersi sugli allori dei loro successi di esportazioni perché sono in atto graduali trasformazioni degli assetti dell’importo USA. Né dà conto l’Italian Wine & Food Institute, di New York. I dati rilasciati dallo stesso osservatorio a cavallo di ferragosto (http://iwfinews.com/dati-import/2015-2/gennaio-giugno-2015/), relativamente al primo semestre dell’anno in corso, infatti, suggeriscono alcune considerazioni aggiuntive sull’andamento delle importazioni vinicole USA.

Il mercato statunitense dei vini di importazione sta subendo, secondo l’Italian Wine & Food Institute, profonde trasformazioni che ne hanno alterato la struttura.

Fino a pochi anni fa i vini europei complessivamente dominavano le importazioni vinicole americane alle quali partecipavano con quote di mercato abbastanza simili, con l’Italia e la Francia in prima e seconda posizione. Recentemente alcuni di tali Paesi hanno visto drasticamente ridursi le loro quote di mercato, retrocedendo nella classifica dei principali Paesi fornitori del mercato USA.

Nei primi dieci posti di questa classifica in aggiunta all’Italia, che saldamente detiene il primo posto, ed alla Francia, scesa al quinto posto quale Paese fornitore di vini per il mercato USA, secondo l’Italian Wine & Food Institute si trovano soltanto Spagna, Germania e Portogallo. Questi tre Paesi complessivamente raggiungono una quota del mercato di importazione di appena l‘8,4%.

Sempre nei primi dieci posti di questa classifica si trovano ora, in seconda, terza e quarta posizione, Australia, Cile ed Argentina con una quota complessiva di mercato del 44.8% che supera il 50% aggiungendo la Nuova Zelanda. Quota di mercato che è di oltre sei volte quella congiunta di Spagna, Germania e Portogallo.

Questi dati confermano, insomma, come i Paesi dell’area australe abbiano assunto una maggiore presenza e rilevanza rispetto a quelli dell’area boreale.

Notevole incidenza nella diminuzione del volume delle importazioni dai Paesi europei, secondo l’Italian Wine & Food Institute, va tuttavia attribuita allo sfavorevole rapporto di cambio Euro-Dollaro, verificatosi negli anni passati, che ha reso meno competitivi i vini europei rispetto ai vini dei Paesi non facenti parte dell’area dell’Euro.

Altra considerazione, che emerge dagli ultimi dati sull’andamento del mercato vinicolo di importazione rilasciati dall’IWFI, è la crescente polarizzazione delle importazioni su un limitato numero di Paesi fornitori. I primi tre di questi Paesi, Italia, Australia e Cile, detengono, infatti, oltre il 60% della quota del mercato di importazione. Quota che supera addirittura l’80% in volume ed il 79% in valore con l’aggiunta di Argentina e Francia, rispettivamente quarto e quinto Paese fornitore del mercato vinicolo USA.

Cinque Paesi dominano quindi, con l’80%, il mercato USA dei vini di importazione, lasciando soltanto un modesto 20% a tutti gli altri Paesi produttori di vini.

La concentrazione per Paesi, ed all’interno dei Paesi per vini, è una conseguenza della crescente globalizzazione del mercato che tende a ridurre il numero dei fornitori e dei prodotti per potersi più facilmente e convenientemente concentrarsi su questi.

“In questo quadro complessivo”, ha sottolineato Lucio Caputo, presidente dell’Italian Wine & Food Institute, “acquista maggior rilievo ed importanza la posizione dell’Italia che, con il 28% in volume e il 33% in valore, detiene una ampia quota del mercato dei vini di importazione. L’Italia”, secondo Caputo, “è infatti riuscita ad assorbire, meglio degli altri Paesi europei, lo svantaggio di un cambio sfavorevole ed a contenere al contempo la prorompente e congiunta invasione del mercato statunitense da parte dei Paesi dell’emisfero meridionale, resistendo, in particolare, all’attacco dei vini australiani che erano riusciti ad insediarne la leadership”.

 

di Alexandra Rufini

25 Agosto 2015