Ambasciator Italico new entry nella sfida sigari Made in Italy

Italico_marcopolonewsLa sfida è come quella che Davide fece al gigante Golia. Ma il campo di battaglia è quello dei sigari Made in Italy. La mission è definita in modo esplicito nel logo aziendale: “Audaces fortuna iuvat” (la fortuna aiuta gli audaci). A lanciare la competizione è stato Andrea Casagrande, di neppure 30 anni, ora amministratore unico che, tre anni fa, con il principale partner, il presidente Cesare Pietrella, ha dato vita a “Mosi”, acronimo di Moderno Opificio del Sigaro Italiano, ad Orsago, nel trevigiano, divenuta in breve una Piccola Cuba quasi a ridosso del pordenonese, che produce la serie di sigari Ambasciator Italico. Un’impresa tutta di giovani (oltre 45) che, a piccoli passi, grazie alla produzione interamente italiana e una maniacale attenzione alla qualità del prodotto completamente Made in Italy, sta scalando il mercato dei sigari italiani, per oltre il 95% della Manifattura Sigaro Toscano (ora Gruppo Maccaferri e prima Monopoli di Stato).

Partita quasi in sordina solo nel 2014, alla fine del primo anno Ambasciator Italico aveva conquistato una piccola quota di mercato e quest’anno conta arrivare al 3% piazza nazionale e nel 2017 ad almeno al 5% del mercato, ove è presente già con 6 prodotti competitivi, tutti denominati “Ambasciator Italico”, ma nelle varianti “Classico” (intero e ammezzato), “Il Buttero” e gli aromatizzati “Liquirizia”, “Ammazzacaffè” e “Soave”. Inoltre, l’edizione limitata del gioiello di casa Mosi “Ambasciator Italico Superiore” (intero), in cofanetto da sette pezzi, che verrà presto lanciato in confezione astuccio da 3 pezzi.

“Abbiamo deciso di lanciarci in questa impresa cercando di offrire al mercato un prodotto che fosse nel pieno rispetto della tradizione dei sigari italiani e nello stesso tempo potesse garantire un ben determinato standard qualitativo. È chiaro che la concorrenza fa solo bene al mercato. Il fatto che noi ci siamo messi sul mercato può dare slancio a nuove idee e a nuovi prodotti”, ha detto Andrea Casagrande, che dopo la laura ha avuto esperienze professionali in Cina, Sud America e Grecia.

”Contiamo di crescere negli anni con l’ampliamento della nostra forza commerciale, con cui gradualmente stiamo cominciando a coprire tutta Italia. A Roma, ad esempio, siamo presenti solo da poco tempo: è una zona interessante, dove si fumano moltissimi sigari e da sola rappresenta circa il 12% del fatturato nazionale dei sigari”, ha aggiunto il giovane manager spiegando che “usiamo per il nostro classico il 100% di tabacco Kentucky italiano come ripieno e nord americano per la fascia e lo garantiamo. Ci teniamo infatti a sostenere l’origine del nostro tabacco alla stessa stregua di un vino per il quale si garantisce la vite utilizzata. Giocando con queste miscele riusciamo a dare agli amanti del sigaro un prodotto diverso”.

Un occhio di riguardo in Mosi lo riservano alla fermentazione. “Ne facciamo una doppia per far evaporare al massimo l’ammoniaca, sostanza che si sprigiona naturalmente durante la fermentazione, in modo che sia rilasciata dal tabacco. Così la fumata del nostro sigaro è più educata, meno aggressiva in gola e fa percepire di più alle papille gustative quelle che sono le note intrinseche del tabacco. Insomma”, ha detto ancora l’amministratore delegato dell’azienda trevigiana, “l’intera filiera garantita, l’aroma ricercato e la manifattura artigianale. È la differenza principale tra noi e il sigaro toscano. Noi abbiamo deciso di proporre una alternativa, non una copia del toscano, con una attenzione particolare all’origine delle materie prime. Tanto che abbiamo deciso di coltivare noi il tabacco nelle zone di Verona e di Palermo in modo da garantire una filiera controllata, dal seme alla tabaccheria. Mentre il prodotto americano arriva dalle coltivazioni del Tennessee e del Kentucky. Controllando tutta la filiera, garantiamo una determinata cura nella selezione dei nostri prodotti e si libera il sigaro della tradizionale rudezza per trasformarlo in un simbolo di eleganza e di lusso, da condividere”. Un sigaro già è scelto e apprezzato da molte star, tra cui anche Al Pacino.

Gli aromi sono: ammazzacaffè, poi liquirizia e soave. Se il cubano resta il sigaro classico, quello legato ai film, viaggi, avventura e tradizione, il sigaro di design è fatto con tabacco esclusivamente italiano. Pur con i severi limiti che inibiscono la pubblicità dei prodotti da fumo, l’“Ambasciator Italico” nei suoi vari formati sta così prendendo piede in Italia tra gli appassionati. Tanto che, a denti stretti, ad Orsago ammettono che si sta già cominciando a pensare a tentare di uscire dai confini nazionali, portando così un altro prodotto Made in Italy su diversi mercati.

 

di Dario de Marchi

11 Marzo 2016