Expo Milano 2015: intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia conclusiva

mattarella-expo-marcopolonewsÈ per me un onore, oltre che una grande soddisfazione, concludere dopo un cammino così proficuo l’Esposizione universale 2015, che Milano, la Lombardia e l’Italia hanno progettato, realizzato e offerto al mondo intero come un ponte verso il futuro. Un futuro che vogliamo migliore per l’umanità e per la nostra Madre terra. I momenti finali di eventi così importanti e coinvolgenti racchiudono sempre emozioni molteplici, compresa qualche venatura di malinconia.

Questa volta sono però convinto che l’atto di chiusura dell’Expo sia davvero una festa e che la manifestazione abbia accumulato e reso disponibile una grande carica positiva. L’Esposizione ci lascia una importante eredità, frutto del confronto che è riuscita a promuovere e delle speranze che ha messo in campo. La giornata di oggi, insomma, non è un addio ma un passaggio. È l’inizio di un nuovo impegno civico. Del resto, i risultati vanno oltre la cifra, imponente e davvero lusinghiera, degli oltre 21 milioni di visitatori registrati.

Includono il record dei tanti Paesi coinvolti nella rete del dialogo e della ricerca, l’interesse suscitato nelle opinioni pubbliche dei diversi continenti, il milione e più di firme raccolte in calce alla Carta di Milano. La Carta è un documento di grande rilievo, che ha affermato il diritto al cibo e all’acqua come parte essenziale del più ampio diritto alla vita, e dal quale d’ora in avanti non si potrà prescindere nel valutare l’applicazione di diritti umani universali.

Il maggiore successo dell’Expo, e dunque il suo lascito, sta nell’aver cercato di definire il cibo e l’alimentazione come lingua comune dei popoli. Lingua comune non vuol dire omologazione. Al contrario. È espressione di dialogo e di valorizzazione delle biodiversità; manifesta conoscenza e rispetto delle culture e delle loro radici; è scoperta di valori e interessi convergenti in nome dell’uomo. Rappresenta l’antidoto alla nuova Babele e alle esclusioni che la società globale può generare se non viene governata.

Expo è riuscita tenere insieme tradizioni e saperi antichi con l’innovazione, con il progresso tecnico e scientifico, con la ricerca più avanzata. Expo è riuscita a valorizzare un’agricoltura capace, a un tempo, di tutelare produzioni di nicchia, salute dei consumatori e prospettiva globale.

Nutrire il pianeta senza escludere nessuno è possibile. Eliminare la fame e la sete dalla faccia della terra è possibile, e rappresenta un elemento indispensabile per la costruzione della pace.

Siamo davanti a una sfida epocale, e a condizioni inedite per affrontarla. Abbiamo bisogno di un grande cambiamento culturale, che deve procedere di pari passo a programmi lungimiranti, non ipotecati da politiche del giorno per giorno.  Il cambiamento, per realizzarsi, deve avere protagonisti i popoli, i corpi sociali, le persone: non ci sarà un umanesimo imposto dall’alto. Dobbiamo conquistarlo, praticarlo, diffonderlo.

Il grande interesse suscitato da Expo ha questo segno di riscatto globale. Passeggiando per il Decumano, visitando i padiglioni, assaggiando qualità di cibo a volte sconosciute, milioni di persone hanno avuto la piacevole sensazione di abbracciare il mondo intero, di entrare in contatto per qualche ora con luoghi, panorami, gusti, esperienze del pianeta, altrimenti irraggiungibili.

Proprio questa conoscenza ci ha fatto comprendere un modo nuovo per riavvicinarci al cibo come strumento di vita e per expo-chiusura-marcopolonewsconsiderarlo un bene comune. La fame e la malnutrizione che, nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, ancora colpisce 800 milioni di esseri umani va combattuta con determinazione. Allo stesso modo nel Nord del mondo dobbiamo contrastare l’obesità, che è anch’essa una forma di malnutrizione, anche se ben diversa, e che riguarda altri 800 milioni di persone.

È assurdo, oltre che inaccettabile che, a fronte delle catastrofi umanitarie nelle regioni del bisogno, delle guerre, dei disastri ambientali, continui lo spreco nelle regioni del benessere.  La buona alimentazione è energia per la vita. Ed è motore di sviluppo. Le politiche alimentari hanno una straordinaria importanza sociale e culturale, il cui valore va trasmesso anche attraverso un serio impegno educativo.

L’alimentazione sana, unita a un utilizzo equilibrato del territorio, è componente decisiva di un modello sociale avanzato. Non si possono consumare le risorse oltre la loro capacità di rigenerazione.

Dobbiamo saper dire basta allo sfruttamento del presente, che sottrae il futuro ai nostri figli e nipoti. Non si può sfuggire all’evidenza che la lotta alla fame e alla sete sono pietre angolari di un nuovo governo globale, fondato sulla collaborazione economica e sull’affermazione dei diritti umani.

Esattamente il contrario degli scontri di civiltà e delle guerre di religione, che continuano a essere invece le maschere ideologiche dietro le quali si nascondono volontà di dominio e logiche di sopraffazione. E che ancora generano morte, violenze, discriminazioni, migrazioni epocali.

Cultura del cibo, rispetto dell’ambiente e degli ecosistemi, innovazione e cooperazione possono aiutarci a contrastare la povertà, che resta il fattore primo di ingiustizia e di destabilizzazione. Possono aiutarci a rialzare la testa, e a farla rialzare a tutte le donne e a tutti gli uomini del mondo. Dopo Expo siamo pronti a compiere insieme un salto in avanti. Milano ha posto con forza il tema dello sviluppo sostenibile e ha legato tra loro bellezza e conoscenza, dando a esse un forte radicamento popolare.

Ringrazio tutti i Paesi che hanno reso, con la loro partecipazione, così bella l’Esposizione. Ringrazio gli organismi internazionali che sono stati parte attiva dell’impresa, e dunque artefici di questo risultato. Ringrazio le istituzioni culturali e di ricerca, le università, le tante associazioni per il prezioso contributo che hanno dato in questi sei mesi con migliaia di interessanti iniziative.

Senza questo intenso scambio, non avremmo raggiunto i traguardi sperati. Permettetemi, infine, di ringraziare soprattutto i cittadini, le famiglie, i gruppi che non sono voluti mancare all’Expo, e che l’hanno resa viva e interessante con la loro presenza. Quasi un terzo dei visitatori è arrivato da fuori Italia.

Abbiamo offerto loro ospitalità, abbiamo creato occasioni di incontro, li abbiamo inclusi nei percorsi di ricerca e di sperimentazione. Il dialogo deve continuare. Per il nostro Paese l’Expo è stata una grande opportunità, sin dal giorno in cui la candidatura italiana è stata concepita. Possiamo dire serenamente che la sfida, rivolta prima di tutto a noi stessi, è stata vinta. Grazie Commissario Sala per il suo lavoro!

Grazie ai Governi che si sono succeduti dalla presentazione della candidatura per l’Expo 2015, ai sindaci, ai presidenti di Regione, al comitato organizzatore, a tutti coloro che hanno lavorato alla riuscita dell’Esposizione, ad iniziare dalle migliaia di volontari. La sfida non è stata vinta da qualcuno contro qualcun altro. È stata vinta da un’Italia che, quando si unisce in un impegno comune, evitando che le naturali diversità producano eccessi di antagonismo, sa esprimere grandi doti e mostrare al mondo le sue originali qualità.
C’è una grande domanda di Italia nel mondo. Di bellezza italiana, di cultura italiana, di gusto italiano. È bene impegnarsi per appagare questa attesa che si rinnova, affinando sempre più le nostre vocazioni, a partire da quella europea. L’Expo ci ha dato una prova ulteriore di quanto grandi siano le cose che ci uniscono, superiori a quelle che legittimamente ci separano. Il nostro dibattito pubblico, per essere maturo e riconquistare credibilità e fiducia, non può oscurare le sinergie e i terreni di convergenza, pena un generale impoverimento. L’Italia vince se è consapevole del valore della sua unità, se è capace di sanare le fratture anziché approfondirle.

Mentre già si guarda, attraverso Expo 2017 ad Astana, alla prossima Esposizione di Dubai del 2020, alla quale rivolgo ogni augurio di un esito positivo, una nuova prova comincia per noi domani. Riguarda l’utilizzo di quest’area, il sito di Expo. Confido in una scelta saggia, che andrà a beneficio di Milano, della Lombardia e dell’intero Paese. La nostra responsabilità si proietta sul futuro dei progetti avviati con l’Esposizione universale. Dare continuità a questo impegno, e a questo successo, non è soltanto un dovere morale. È un’impresa affascinante. Mi auguro coinvolga i giovani, i talenti migliori, la creatività italiana ed europea. Il testimone deve passare di mano e procedere velocemente.

expo-albero-vita-marcopolonewsLa ricerca, l’università sono sostegni decisivi. Abbiamo le infrastrutture, anche quelle immateriali, per andare incontro al domani con animo sereno. Il risultato di Expo ha suscitato giuste attese: nessuno deve deluderle. È nello spirito di ogni Esposizione universale guardare avanti. Tentare di alzare la linea dell’orizzonte. È accaduto in edizioni storiche. A quello spirito ci siamo connessi. Oggi, nel secolo XXI, l’idea di progresso è, se possibile, più impegnativa. Il mito della crescita illimitata, in grado di per sé di risolvere i problemi dell’uomo era, in realtà, svanito già prima della grande recessione economica di questi anni. La lunga crisi, tuttavia, ha approfondito squilibri, disuguaglianze interne ai Paesi, ha seminato paure. Il progresso deve continuare e continuerà. È nostro compito integrarlo con una crescita nell’equità e nel rispetto della dignità della persona, di ogni persona.

L’Expo di Milano ha proposto la qualità e l’equilibrio come motori di una stagione di sviluppo che possa raggiungere l’intero pianeta. E capace di salvarlo. L’Albero della Vita, dopo essere stato il suo punto principale di attrazione, al centro dell’attenzione dell’area espositiva, rappresenta simbolicamente la sua eredità. L’immagine di questo albero, con le radici ben piantate nella terra, i rami rivolti verso l’alto, la sua struttura carica di tecnologia ed espressione di molteplici conoscenze, è ormai divenuta familiare. Mi auguro che rimanga come testimonianza della rete di intelligenze e di solidarietà che Milano – alla quale rivolgo il mio ringraziamento, caro Sindaco – ha messo in campo nell’arco di questi sei mesi. Mi auguro soprattutto che resti il suo valore e il suo significato: il diritto alla vita richiedeoggi coerenze e connessioni che fino a ieri si era portati a trascurare.

Il diritto al cibo e all’acqua è strettamente legato all’idea di pace, alla giustizia sociale, al progresso scientifico, all’affermazione della legalità, alla cultura dell’ambiente, alla tutela delle biodiversità. Ci vuole un albero molto grande per unire tutto questo. È il segno che oggi l’Italia intende offrire al mondo.

di Sergio Mattarella

01/11/2015