L’occhialeria italiana regge bene sui mercati mondiali

occhiali-italiani-marcopolonewsGli occhiali italiani reggono bene e mantengono solida la loro leadership mondiale del settore, nonostante la congiuntura internazionale. Continua infatti la corsa di testa sui mercati internazionali dell’occhialeria italiana grazie all’export in costante crescita. I dati, resi noti da Anfao per il primo semestre 2014, infatti, attestano a circa 1.635 milioni di euro il valore complessivo delle nostre esportazioni  (nello stesso periodo del 2013 era 1.481 milioni di euro e di 1.406 milioni nel 2012), con un incremento del 10,3% rispetto al 2013 e del 16,2% rispetto al 2012.

Nel 2013 si era raggiunto il record storico in termini di valore dell’export dell’occhialeria con 2.811 milioni. I dati dei primi sei mesi ed il trend ancora positivo lasciano intravedere una ragionevole speranza di superare, a fine 2014, il nuovo record di 3.000 milioni.

”L’incremento delle esportazioni è ormai da tempo la nostra chiave di successo, siamo stati capaci da subito di cogliere la ripresa dei mercati internazionali e ogni minima occasione di crescita nei mercati emergenti. Il settore”,  ma messo in evidenza Cirillo Marcolin, presidente di Anfao, “storicamente ad alta internazionalizzazione  (esportiamo ormai oltre l’80% della nostra produzione) è uno dei maggiori contribuenti all’attivo della bilancia commerciale del Made in Italy italiano”.

Relativamente ai settori dell’I-Style, Anfao ha sottolineato come l’export complessivo sia cresciuto mediamente del 4,8%, con l’occhialeria che registra, invece, una performance decisamente sopra la media. Un risultato che testimonia la maggior propensione all’export e la capacità di diversificazione sui mercati internazionali. Nel dettaglio le esportazioni di occhiali da sole crescono a doppia cifra in termini percentuali, con un +10,9% per un valore che si attesta attorno ai 1.110 milioni. Per le montature da vista l’incremento è stato dell’8,7% e un valore complessivo oltre i 491 milioni di euro.

Doppia cifra anche per la crescita dell’export verso la Germania con un importante e significativo +20,8%  (montature 19,4% e occhiali da sole 21,8%). La Spagna affianca il Regno Unito in termini di peso relativo  (6,2% la prima, 6,0% la seconda); nel dettaglio la Spagna segna un incremento del 4,8%  (con le montature +1,9% e il sole +5,9%).

Analogamente si registra un forte incremento dell’export verso il Regno Unito, prossimo al 30%  (+10,5% le montature e gli occhiali da sole che riflettono lo splendore di un +41,5%). Buone le performance registrate nei primi 6 mesi dall’ export complessivo in alcuni Paesi che, seppur di meno peso a livello percentuale, rappresentano ormai mercati di sbocco importanti per il futuro: in particolare la Cina registra un incremento di oltre il 106%, gli Emirati Arabi  (+17,4%) il Brasile  (+22%) e il Giappone  (+26).

occhiali-italiani-marcopolonewsSi confermano, però, segnali preoccupanti dalla Russia dove le nostre esportazioni registrano un decremento pari all’8%. In Russia a penalizzare gli acquisti Made in Italy è la perdita di potere d’acquisto della valuta locale, il rublo, che da gennaio ha ceduto quasi il 10% del proprio valore nei confronti dell’euro, rendendo dunque più cari i prodotti dell’ I-Style. Possibili restringimenti con le sanzioni commerciali tra Europa e Russia per la crisi ucraina non migliorano certo le attese.

”Il settore può guardare sereno oltre l’orizzonte del 2014, ha sottolineato Marcolin, “perché consapevole della sua grande capacità di competere sui mercati internazionali. Permangono però gravi preoccupazioni, sia in generale per la situazione economica europea dove gli ultimi dati a disposizione parlano di un raffreddamento della ripresa, sia soprattutto per la crisi economica italiana, che è strutturale e ancora senza inversioni di tendenza. Anche nel settore dell’occhialeria si ravvisa la preoccupante tendenza dei consumatori a rinviare gli acquisti”.

“I produttori italiani”, ha concluso il presidente della categoria, “continuano a dimostrare impegno e competenza, ma è la difficoltà a produrre in Italia la vera preoccupazione degli operatori, con appesantimenti burocratici e fiscali sul lavoro, riforme che faticano a concretizzarsi, ritardi strutturali di sistema che tardano ad essere rimossi e che, nel loro insieme, frenano investimenti pubblici e privati orientati a migliorare la competitività complessiva del Paese”.

22 settembre 2014

di Dario de Marchi