Expo: novità nel commercio Italia Africa

martina mpnL’Italia è disponibile a sostenere i continui seppure ancora deboli segnali di sviluppo dell’Africa, soprattutto in campo agricolo. “Siamo pronti a partire con la sperimentazione di una piattaforma telematica per il commercio agricolo rivolta soprattutto ai Paesi africani”, ha infatti annunciato Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, al convegno “Expo chiama Africa”, svoltosi ad Expo Milano 2015.
“Nella prima fase coinvolgeremo alcuni stati, come Egitto, Tunisia, ‘Angola e altri partner del Bacino Mediterraneo. Mettiamo in campo un’innovazione concreta che sfrutta la flessibilità del web e dà sicurezza attraverso regole comuni, conosciute e trasparenti per favorire gli scambi soprattutto dai paesi in via di sviluppo. È uno dei progetti importanti che l’Italia ha costruito partendo dall’esperienza della Borsa merci telematica italiana con Unioncamere che presenteremo il 20 ottobre prossimo a Expo”, ha spiegato Martina.
Il ministro lo ha definito “uno strumento di cooperazione concreto per i piccoli produttori e le medie imprese che potranno accedere alla piattaforma e sviluppare nuovi mercati per i loro prodotti, superando il gap legato alla differente regolamentazione internazionale. Lo sviluppo delle relazioni internazionali e di mercati più giusti e trasparenti, impegno cruciale della Carta di Milano, passa attraverso soluzioni innovative come questa, che rappresenta una delle eredità del dopo Expo”, ha concluso Martina.

“Il Continente africano è il più povero al mondo, ma da 10 anni cresce più di ogni altro Paese. L’Africa vive grandi contraddizioni, ma ha immense prospettive di sviluppo. Dobbiamo accompagnare le singole nazioni in un percorso virtuoso con politiche lungimiranti, non legate al puro sfruttamento delle ricchezze del loro territorio”, ha detto Romano Prodi, ex presidente della Commissione Europea e del Consiglio dei Ministri italiano, introducendo la conferenza che anticipa i lavori della settimana dedicata al tema “Africa come continente del Futuro”, in programma dal 22 al 29 ottobre a Expo Milano 2015. Tra le iniziative che si terranno durante l’evento, la presentazione dei bandi vincitori del progetto “Energy, Art and Sustainability”, lanciato da Expo Milano 2015 e Eni.
Prodi ha sottolineato la necessità per l’Italia “di una politica che abbia una visione strategica di medio-lungo periodo, che possa identificare aree di investimento e di cooperazione comune. Fino ad ora, con l’unica eccezione di Eni, la presenza del nostro Paese in Africa è stata minima, priva di progetti di grande respiro e, dunque, incapaci di incidere nell’economia dei singoli stati. Dobbiamo sentire l’urgenza storica di questo momento per non cadere negli stessi errori del passato, condannando l’Italia all’irrilevanza economica e politica”.

PRODI mpnDa parte sua Giuseppe Sala, commissario unico e delegato del Governo per Expo Milano 2015, ha ricordato che “Expo Milano 2015 è una piattaforma comune che le istituzioni africane stanno sfruttando al meglio per mostrare al mondo le loro eccellenze e peculiarità. L’Africa è presente qui con un numero di Paesi che rappresentano circa il 30% del totale, sicuramente un grande successo, ma anche una grande sfida per il futuro. La settimana dedicata al continente africano sarà l’occasione per consolidare rapporti creati nel corso degli anni”.
Claudio De Scalzi, Amministratore delegato di Eni, ha ricordato che il gruppo italiano ha “cominciato ad avere rapporti con l’Africa solo 60 anni fa, ma in poco tempo siamo diventati leader in moltissimi Paesi del continente. Il segreto di questo successo coincide con l’approccio di Expo Milano 2015: cooperazione e collaborazione. L’Africa è una terra giovane, i problemi di discontinuità geopolitica e del terrorismo in gran parte derivano dalla mancanza di sviluppo. È un continente sfruttato da troppo tempo. La nostra filosofia, invece, è legata alla collaborazione. Diamo vita a infrastrutture in grado di produrre occupazione e ricchezza anche per il territorio. In questo modo si riesce a operare anche in contesti politicamente instabili, in quanto si è visti non come sfruttatori ma come partner”.

di Patrizia Marin

5 Ottobre 2015