A Solo Crudo i non vegani puntano a gusto e qualità

solocrudo-marcopolonewsAl ristorante Solo Crudo di Roma, grande cucina vegana, i clienti sono in gran parte non vegani e ci vanno attratti da gusto e qualità dei cibi. E adesso dall’Asia al Sud America arriva da Solo Crudo il nuovo menù dello chef Riccardo Rossetti, con trascorsi pregevoli in giro per il mondo, New York e Kyoto compresi. Solo Crudo infatti ora propone il suo quinto menù, più leggero e ricco di influenze fusion tra Asia e Sud America.

Lo chef Riccardo Rossetti ha dato vita ad una nuova proposta per il bistrot di Prati, capace di ispirarsi alla tradizionale cucina mediterranea, ma con piatti alleggeriti da frutta secca e anacardi, grazie a preparazioni in cui entrano in gioco consistenze e bilanciamenti.

Alla base del nuovo menù la scelta di usare come base i legumi freschi, prodotto tipico della stagione primaverile, garantendo così il giusto apporto di proteine a prescindere dalla presenza della frutta secca.

Nelle nuove creazioni dello chef la tartare di avocado, mango, coriandolo, salsa di peperoni e tabasco tra gli antipasti, i tacos crudisti con avocado, peperoni, carote, scalogno, ravanello, cetriolo e salsa verdida tra i secondi, il tropical storm, una mousse di avocado e lime, salsa di mango e cocco, cialda al sesamo, tra i dolci, risentono delle influenze provenienti dall’America Latina.

Non manca però l’ispirazione dalla cucina orientale, da sempre presente nelle creazioni di Rossetti, che ha avuto modo di affinare le sue tecniche di cucina nel ristorante “Kitcho”, tre stelle Michelin di Kyoto. I noodles orientali e quattro diverse preparazioni di sushi sono tra le proposte del nuovo menù.

Solo Crudo è il paradiso per gli amanti della raw food diet, oramai non più un semplice modo di, mangiare ma un vero e proprio stile di vita.

Da un anno e mezzo questo bistrot nel cuore di Roma è diventato il punto di riferimento per gli appassionati di cibo crudista con un occhio agli ingredienti sani e nutrienti, gluten free e senza derivati di origine animale.

E il successo di questo locale, dove i meno di 30 coperti aiutano a seguire meglio ogni commensale, sta già gettando le basi per replicare altrove questo riuscito esperimento gastronomico e manageriale.

di Dario de Marchi

20 Aprile 2017